Questa vita tuttavia mi pesa molto by Edgardo Franzosini

Questa vita tuttavia mi pesa molto by Edgardo Franzosini

autore:Edgardo Franzosini [Franzosini, Edgardo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2020-01-26T16:00:00+00:00


All’interno del Tempio, nella vasta sala rettangolare semideserta al cui centro troneggia lo scheletro di un elefante, Rembrandt alza la testa verso il soffitto. Fuori la pioggia è cessata e dall’alto, attraverso i vetri del grande lucernario che ricopre la sala, scende una luce grigia che illumina lo scheletro dell’elefante dandogli una strana sfumatura fosforescente. Le zanne in particolare sembrano emettere una luminescenza incredibilmente vivida. Rembrandt si guarda intorno. Dietro le sbarre delle gabbie che si affacciano su tre lati della sala vede le sagome di giraffe, cammelli e zebre ma, senza ulteriori indugi, si dirige verso quella in cui è rinchiuso il rinoceronte.

L’animale è in fondo alla gabbia e sta annusando i propri escrementi. Una specie di fanghiglia scura disseccata gli ricopre tutto il corpo.

Proprio per prepararsi a questo incontro, Rembrandt ha contravvenuto a una sua consuetudine, o meglio a una sua regola: ha avvertito il bisogno di dedicarsi a qualche approfondimento teorico, ha sentito la necessità di padroneggiare alcuni princìpi e considerazioni generali in ambito zoologico. La zoologia intesa sia come descrizione e classificazione degli animali, sia come anatomia comparata e genetica delle specie, in effetti, sino a quel momento non lo ha mai interessato in maniera particolare.

Da giovanissimo, a Milano, aveva sfogliato l’Historia animalium di Aristotele, ma aveva trovato noiosa la catalogazione delle seicento specie animali contemplate nel ponderoso volume. Più tardi gli era capitato di scorrere, anche in questo caso senza incuriosirsi o emozionarsi granché, l’Historiae animalium di Conrad Gesner. Anzi, il fatto che il naturalista svizzero nelle sue interminabili liste avesse inserito animali fantastici e mitologici lo aveva francamente irritato. «Non perderò più tempo in questa maniera» si era detto.

Tuttavia, per il rinoceronte dello zoo di Anversa, un rinoceronte indiano, ha voluto fare uno strappo alla regola.

La famiglia dei rinoceronti comprende quattro o cinque diverse specie, fra asiatiche e africane, ma in ere antidiluviane se ne contavano molte di più – almeno quattordici. Queste sono le prime nozioni che Rembrandt ha appreso dalle pagine del Dizionario enciclopedico illustrato della Vallardi. E poi nello stesso libro, che il padre si è portato dietro dall’Italia, ha imparato che il rinoceronte indiano si distingue per il fatto di avere un solo corno, e per la sua indole, capricciosa ma non feroce.

Rembrandt ha letto anche la voce «Rhinocéros» della Histoire Naturelle, générale et particulière del naturalista e cosmologo Georges-Louis Leclerc de Buffon, e vi ha trovato conferma che i rinoceronti unicorni non sono «né feroci né carnivori e nemmeno particolarmente selvatici», ma sono «tuttavia intrattabili ... senza intelligenza e senza sentimento», spesso «soggetti ad accessi di furore che niente riesce a calmare». Buffon aveva osservato dal vivo due rinoceronti: il primo, «Clara», era stato trascinato per vent’anni tra le fiere e le Corti d’Europa come uno spettacolo da carrozzone, mentre il secondo, il «Rinoceronte di Versailles», era stato catturato nel Bengala Occidentale e donato a Luigi XV, ed era morto nel 1793 a causa di una sciabolata, vittima della rivoluzione. Il corpo imbalsamato di quest’ultimo si trova al Muséum



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